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Ed uno, purtroppo!
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Ed uno, purtroppo!
Lettera al giornale di Brescia circa la vicenda un piccolo artigiano "stanco".
Lettere al direttore
Urge ridurre le incombenze per le attività
Ore: 06:00
martedì, 10 agosto 2010
Prendo spunto da un caso che pur nella sua banalità mi fa riflettere, e desidero proporlo alla sua attenzione. Fra la posta anche la busta intestata di un artigiano. Fattura! Altro salasso, penso. Invece no: mi comunica che cesserà l'attività. «Basta! I conti non tornano più, ho l'età della pensione, e smetto! I figli faranno altro e staranno meglio». Me l'aveva preannunciato, ma credevo fossero le solite lagnanze per giustificare conti che noi clienti riteniamo sempre troppo «salati». «A parte quelli fiscali - diceva - devo tenere una quantità di registri, senza parlare delle autorizzazioni per tutto! I consulenti aiutano: ma costano. Ora anche il Sistri. Centinaia di euro solo per l'iscrizione e l'attivazione. Capisco lo scandalo delle "navi dei veleni", ma le piccole attività (officine, parrucchiere, agricoltori, ed altri "minimi") che c'entrano?». E dire che questo governo aveva promesso, e ribadito più volte, di «sburocratizzare». Non mi sono mai illuso, convinto che ogni sbandierato impegno a semplificare sia premonitore di altre incombenze formali. Ricordo l'intervento di un presidente nazionale dei dottori commercialisti, un napoletano verace, che invocò l'allora ministro delle Finanze a desistere da ulteriori «semplificazioni». «Non ne possiamo più!». La risposta fu alquanto piccata, ma il problema posto era (ed è) reale e largamente condiviso. A fronte di problemi concreti, (la tutela della salute e/o dell'ambiente) la risposta è sempre l'accanimento in adempimenti formali: costosi, spesso inutili e forieri di pesanti sanzioni (per i puri, non per i delinquenti!). D'istinto penso: «Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» Non so chi sia il Catilina del caso: Governo, Regione, burocrati vari? Penso solo che questa è la strada maestra per soffocare la piccola e media imprenditoria.
Lettere al direttore
Urge ridurre le incombenze per le attività
Ore: 06:00
martedì, 10 agosto 2010
Prendo spunto da un caso che pur nella sua banalità mi fa riflettere, e desidero proporlo alla sua attenzione. Fra la posta anche la busta intestata di un artigiano. Fattura! Altro salasso, penso. Invece no: mi comunica che cesserà l'attività. «Basta! I conti non tornano più, ho l'età della pensione, e smetto! I figli faranno altro e staranno meglio». Me l'aveva preannunciato, ma credevo fossero le solite lagnanze per giustificare conti che noi clienti riteniamo sempre troppo «salati». «A parte quelli fiscali - diceva - devo tenere una quantità di registri, senza parlare delle autorizzazioni per tutto! I consulenti aiutano: ma costano. Ora anche il Sistri. Centinaia di euro solo per l'iscrizione e l'attivazione. Capisco lo scandalo delle "navi dei veleni", ma le piccole attività (officine, parrucchiere, agricoltori, ed altri "minimi") che c'entrano?». E dire che questo governo aveva promesso, e ribadito più volte, di «sburocratizzare». Non mi sono mai illuso, convinto che ogni sbandierato impegno a semplificare sia premonitore di altre incombenze formali. Ricordo l'intervento di un presidente nazionale dei dottori commercialisti, un napoletano verace, che invocò l'allora ministro delle Finanze a desistere da ulteriori «semplificazioni». «Non ne possiamo più!». La risposta fu alquanto piccata, ma il problema posto era (ed è) reale e largamente condiviso. A fronte di problemi concreti, (la tutela della salute e/o dell'ambiente) la risposta è sempre l'accanimento in adempimenti formali: costosi, spesso inutili e forieri di pesanti sanzioni (per i puri, non per i delinquenti!). D'istinto penso: «Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» Non so chi sia il Catilina del caso: Governo, Regione, burocrati vari? Penso solo che questa è la strada maestra per soffocare la piccola e media imprenditoria.
Costy- Utente Attivo
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