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Taniche di inchiostro ricaricabili con numero di serie univoco = niente sistri?

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Taniche di inchiostro ricaricabili con numero di serie univoco = niente sistri? Empty Taniche di inchiostro ricaricabili con numero di serie univoco = niente sistri?

Messaggio  memjet-lomond Mer Mag 16, 2012 7:31 pm

Salve a tutti,
Sono nuovo sul forum e sul tema gestione rifiuti quindi prego di scusare per l'approssimazione delle mie affermazioni e riferimenti normativi. Ho cercato di documentarmi un paio di giorni su questo valido forum prima di postare ma la materia è molto complessa e controversa quindi spero qualcuno voglia darmi una mano.

Sono responsabile di un'impresa che distribuisce sul territorio italiano una nuova linea di stampanti basate su tecnologia "memjet" (un'evoluzione dell'"inkjet", o getto d'inchiostro basate su una testina di stampa statica a larghezza pagina che stampa qualunque pagina in un secondo).

Le taniche di inchiostro che utilizzano queste stampanti contengono inchiostri a base acqua ("dye") dei 4 colori principali e mi risulta dai documenti forniti dal fabbricante (RoHS e DoC) che siano non periocolosi.

Inoltre si da il caso che questo fabbricante, unico che io sappia, autorizzi specificamente gli utenti (anche sui manuali utente e sulla documentazione di marketing) a ricaricare le taniche di inchiostro fino a 20 volte in appositi "Service Points" autorizzati che possiedono apposita macchina ed inchiostro fornito dal fabbricante stesso (identico a quello che si trova nelle taniche nuove).

Il distributore ha facoltà di istituire questi Service Points e di pubblicizzare la loro presenza alla rete di vendita e agli utenti finali su documenti di marketing, fiere, etc.

In altri paesi europei, molto semplicemente, i distributori si sono organizzati per far spedire direttamente dai clienti ai service points tramite posta le cartucce esaurite. Il service point (azienda di rigenerazione con adeguata autorizzazione) riceve le cartucce, le controlla e se adeguate le rigenera e le rivende al cliente, se non adeguate le avvia verso lo smaltimento ed informa il cliente.

In Italia purtroppo, anche da lettura di vari post su questo forum (parola chiave "toner") mi risulta che questo in generale non sia possibile. Si raccolgono invece le cartucce esaurite (di fatto considerate "rifiuto speciale" o "rifiuto urbano" se presente apposita norma comunale mi pare) tramite gli ormai noti "ecobox" che quando pieni vengono ritirati da aziende specializzate (Sistri, etc) che li avviano a programmi di recupero/smaltimento. Ma in questo caso il cliente che ha generato "i vuoti" non ha nessuna garanzia o promessa di riavere le proprie cartucce rigenerate.

Mi risulta inoltre che vari fabbricanti OEM (Lexmark, HP e Xerox per citarne 3 dei maggiori) in altri paesi europei ma non in Italia guardacaso hanno in piedi programmi di recupero simili, anche se non legati ad attività di rigenerazione diretta con il cliente (tipo tu spedire cartuccia vuota io rigenerare e rispedire a te) ma solo di smaltimento e "recupero" in senso lato.

Ho letto alcuni pareri sull'argomento rigenerazione e toner/cartucce sia qui sul forum che su Dirittambiente.com (articoli 661 e 456) e mi sono fatto un'idea che in effetti una via legale per realizzare il servizio di cui sopra di rigenerazione diretta in realtà ci potrebbe essere e chiedo pareri e conferme a chi è più esperto di me:

Articolo 456 16/12/2007, Francesco Caliri

=====================

"...Si potrebbe, però, sostenere che le cartucce ed i toner divengono rifiuti solo nel momento in cui il possessore decide di disfarsene, mentre diversamente, nel caso in cui questi si affidi ad altri per l’effettuazione delle operazioni di ricarica, avendo intenzione di continuare ad utilizzare quelle stesse cartucce e quei toner secondo la loro originaria funzione, non si disfa di alcunché, ma si rivolge semplicemente ad altri per realizzare un’operazione di ricarica che non è in condizione di effettuare da sé. In questo caso non si tratterebbe di rifiuti e quindi non sarebbe applicabile il D.M. del 1998.....
...va rilevato che per sostenere la tesi secondo la quale il proprietario/detentore non si disfa del materiale in oggetto, ma lo affida ad altri
che poi glielo restituiranno per un ulteriore utilizzo conforme al precedente, tale proprietario/detentore delle cartucce e dei toner dovrebbe concretamente individuare ogni singola cartuccia ed ogni singolo toner consegnati all’altra azienda e tale individuazione non dovrebbe limitarsi soltanto all’indicazione, per esempio, del tipo di cartuccia, ma dovrebbe includere anche l’indicazione di quelle note distintive che rendono ogni singola cartuccia diversa da tutte le altre dello stesso tipo. Tutto ciò al fine di avere la certezza che il materiale consegnato per la ricarica coincida con quello effettivamente ricaricato e riconsegnato ed al fine di avere la concreta possibilità di individuare quelle cartucce e quei toner che, dopo la verifica presso l’azienda che effettua la ricarica, risultino non più utilizzabili e siano pertanto da avviare allo smaltimento od al recupero.
...
Mancando,infatti, una rigida identificazione all’uscita ed al rientro del materiale oggetto di ricarica viene a cadere la tesi del mero trattamento di ricarica ai fini del riutilizzo da parte dell’originario detentore poiché l’azienda originariamente in possesso delle cartucce e dei toner, nel momento in cui li affida all’altra azienda perché li ricarichi, perde di fatto ogni possibilità di conoscere l’effettiva destinazione finale di tali materiali e, spesso, non è neppure in condizione di conoscere la provenienza dei materiali che le vengono riconsegnati, con la conseguenza che parte delle cartucce e dei toner consegnati per essere ricaricati forse le sarà restituita ricaricata, parte potrà certamente essere venduta ad altre aziende, altra parte ancora, non più ricaricabile, sarà avviata allo
smaltimento od al recupero. Il fatto che l’azienda originaria ottenga la restituzione, da parte dell’azienda che si è assunta il compito di effettuare le ricariche, della stessa quantità e tipologia di cartucce e toner consegnati, è assolutamente privo di rilevanza in quanto manca la coincidenza necessaria fra il bene che ha esaurito l’inchiostro ed il bene che viene ricaricato per il riutilizzo, coincidenza indispensabile affinché si possa realmente parlare di mero riutilizzo di un bene da parte dell’originario utilizzatore. Nella realtà accade che il proprietario/detentore, il quale è in possesso di materiale in atto non più utilizzabile ai suoi scopi, non essendo in grado di provvedere da sé alle
operazioni necessarie a consentire il riutilizzo di quel materiale o non volendo provvedere in tal senso, né essendo in condizione di valutare quale di quel materiale sia ancora riutilizzabile e quale non possa che essere avviato al recupero od allo smaltimento come rifiuto, si disfa di tale materiale, sommariamente identificato, affidandolo ad un’altra azienda.
Quest’ultima raccoglie le cartucce ed i toner provenienti anche da altre aziende che se ne disfano, ne verifica la funzionalità, li sottopone al trattamento di ricarica indispensabile al fine di consentirne ancora un uso quale era quello originario e rivende il risultato di tale operazione a quelle stesse aziende che si sono disfatte del materiale.

=====================

Allora nel caso specifico delle taniche di inchiostro oggetto di questa attività di ricarica, ribadisco autorizzata espressamente dal fabbricante della stampante, si da il caso che a ciascuna di esse sia associato un numero di serie unico (adesivo con QR Code e numero di serie e informazione presente sul chip) ed inoltre già il cliente stesso può stabilire autonomamente se una cartuccia è ricaricabile o meno infatti il chip sulla cartuccia registra l'informazione il numero delle ricariche già eseguite e quelle eseguibili (= totale di 20 - numero ricariche già eseguite). La stampante funge da "lettore" di questa informazione quindi l'utente non deve far altro che insierire nella sua stampante una delle cartucce vuote ed accedere all'utility che viene installata insieme al driver o al web server della stampante se in rete (<indirizzo ip stampante>) e visualizzare questa informazione.

Se ci sono ancora cariche residue allora quella tanica è ricaricabile.

Per garantire al legislatore che la decisione sulla rigenerabilità o meno della tanica è stata fatta dall'utente finale (>> non è un rifiuto) e non dal rigeneratore (>> in tal caso fino ad arrivare al rigeneratore sarebbe un rifiuto speciale in quanto l'utente originario non saprebbe stabilire se è o meno rigenerabile) l'utente compila un ordine per quella specifica tanica (nr. serie...) e il service point la ricarica e gli restituisce esattamente quella.

Dal punto di vista normativo dovremmo essere a posto o vedete dei problemi?

Grazie e saluti

Mattia
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Messaggio  Admin Gio Mag 17, 2012 12:36 am

Benvenuto Mattia Smile

e grazie per l'approccio in pieno spirito del Forum (prima cercare e poi chiedere).
Hai già sviscerato il problema, ma non mi è chiara di quale procedura stai studiando la fattibilità. La spedizione della tanica come bene? O il processo di ricarica effettuato al "Service Point"?

Il problema Sistri per i clienti non si pone in ogni caso, trattandosi di componenti non pericolosi. Resta da valutare l'assoggettabilità alla disciplina sui rifiuti.

In altri paesi europei, molto semplicemente, i distributori si sono organizzati per far spedire direttamente dai clienti ai service points tramite posta le cartucce esaurite. Il service point (azienda di rigenerazione con adeguata autorizzazione)
Autorizzazione a cosa?

riceve le cartucce, le controlla e se adeguate le rigenera e le rivende al cliente, se non adeguate le avvia verso lo smaltimento ed informa il cliente.
Le rivende? Ma le cartucce non appartengono al cliente?
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Messaggio  memjet-lomond Gio Mag 17, 2012 8:12 am

Salve,
Cerco do essere più chiaro:

1) vorrei evitare che i clienti finali siano obbligati a gestire i vuoti tramite azienda terza tramite eco box, e comunque avere da riempire documenti di carico e scarico e sistri ma possano semplicemente, quando hanno desiderio, inviare al Service Point le proprie taniche vuote (al limite anche una spedizione di una singola tanica alla volta) per posta o corriere o di persona semplicemente inoltrando al SP un ordine. Il Service Point le ricarica e le riconsegna al cliente tramite posta, corriere o di persona.

Mi pare che per realizzare questo obiettivo, almeno secondo i pareri da me citati di dirittoambiente da un lato ci debba essere la non pericolosità delle taniche, poi la volontà dell'utente di non disfarsi dell'oggetto (volontà di ricaricarlo) e per ultimo la garanzia che la tanica che invia/consegna all'azienda di rigenerazione sia la stessa di quella che gli tornerà indietro, ricaricata per l'appunto. In pratica la tanica vuota non deve essere assoggettata alla disciplina dei rifiuti.

La mia tesi sostiene che quest'ultimo fatto si realizzerebbe perché da un lato tutte le taniche sono identificate alla fabbrica con univoco numero di serie, dall'altro perché il cliente stesso stabilisce senza dubbio se la sua tanica vuota è ricaricabile PRIMA di spedirla/consegnarla (utilità che fornisce numero residuo di ricariche), cosicché la tanica non assume lo stato di rifiuto se non dopo 20 ricariche. A dire il vero le taniche sono SEMPRE ricaricabili a meno che non si arrivi alla 20a ricarica quindi il passaggio di decisione da parte del cliente sulla ricaricabili tra o meno appare anche superfluo. Qui si parla praticamente di riempire un contenitore, non ci sono pezzi da cambiare o verificare.

Rimane da stabilire come gestire il caso in cui la tanica non sia più ricaricabile. Penso che alla 20a ricarica il Service Point possa etichettare la tanica in modo chiaro informando il cliente che dopo quel "ciclo" la tanica diventerà a tutti gli effetti un rifiuto (vero?) perché non più ricaricabile, e quindi la gestisca di conseguenza (eco box o isola ecologica?)

2) l'autorizzazione alla quale mi riferisco per i Service Point è quella/quelle che immagino si debba avere per esercitare attività di rigenerazione. Se sai qual'è ti sarei grato. Ho sentito che in alcuni vasi basta una comunicazione al comune, poi immagino variazione camera di commercio?

3) il Service Point in realtà non rivende le taniche ricaricate al cliente finale, infatti come da te giustamente sottolineato esse appartengono al cliente finale stesso. In realtà il Service Point addebiterà al cliente il servizio di ricarica. Oppure se commercialmente il cliente avesse rapporto solo con un rivenditore diverso da SP sarà questo ad addebitare la ricarica al cliente e il SP addebiterà il servizio al rivenditore, ma questo poco importa con la disciplina dei rifiuti sulla quale chiedo sostegno.

4) al di la delle opinioni preziose dal forum mi consigli di porre il quesito ad un ente pubblico e se si quale e con che modalità e tempistiche?

Grazie 1000

Mattia
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Messaggio  Admin Gio Mag 17, 2012 3:28 pm

1) per quello che può valere, sento di sposare questa modalità di gestione tracciata di quello che, a tutti gli effetti, è un imballaggio di cui il detentore non si disfa, non ha intenzione di disfarsi e non ha l'obbligo di disfarsi. E dunque escluso dal regime dei rifiuti. Tu evidenziavi che questa modalità di ricarica è già operante in altri paesi europei e, su questo punto, dovrebbe esservi uniformità di recepimento della direttiva comunitaria. Resta inteso che, al termine della vita utile (ventesima ricarica o rottura prematura) il bene diviene un rifiuto e come tale andrà gestito.
2) Non so cosa si intenda per attività di rigenerazione. Attualmente chi opera nella legge si fa autorizzare alla gestione di rifiuti. Il caso da te prospettato è diverso perchè esulerebbe dalla disciplina dei rifiuti.
4) Bella domanda. Puoi provarci, ma faticherai ad ottenere un parere. Il quale, peraltro, non costituisce fonte di diritto. Ma sarebbe pur sempre una pezza d'appoggio. Di solito le aziende sentono la provincia competente per territorio ma, trattandosi di un servizio nazionale diffuso (se ho capito bene), puoi scrivere alla segreteria tecnica del Ministero.

Nel caso, facci sapere.
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Messaggio  cirillo Gio Mag 17, 2012 4:00 pm

Personalmente ritengo che un fondamentale "passo in avanti" per esulare dal mondo dei rifiuti con questa procedura sia dato dal fatto che, è identificata in modo univoco la tanica e, al cliente al quale viene fatto il servizio, è restituita LA STESSA tanica.
In questo caso, a mio avviso, si esula dalla disciplina dei rifiuti fintantochè il "proprietario" della tanica decida di disfarsene per i più svariati motivi.
Attenzione però, saranno, con ogni probabilità, da soddisfare gli adempimenti previsti da Conai per gli imballaggi riutilizzabili "impiegati nell'ambito di particolari circuiti".
Consiglio pertanto di verificare l'esistenza di eventuali obblighi in questo senso ponendo magari il quesito tramite mail a: infocontributo@conai.org

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Messaggio  memjet-lomond Ven Mag 18, 2012 1:17 pm

1) per quello che può valere, sento di sposare questa modalità di gestione tracciata di quello che, a tutti gli effetti, è un imballaggio di cui il detentore non si disfa, non ha intenzione di disfarsi e non ha l'obbligo di disfarsi. E dunque escluso dal regime dei rifiuti.

bene, mi conforta questa tua più che informata conferma, speriamo siano di quest'avviso anche gli eventuali controllori.

Tu evidenziavi che questa modalità di ricarica è già operante in altri paesi europei e, su questo punto, dovrebbe esservi uniformità di recepimento della direttiva comunitaria.

Non ho detto che vi è un quadro normativo all'interno del quale operano in questa maniera, in realtà credo i miei pari tedeschi, austriaci, etc, possano operare così perchè si non esistono norme limitative specifiche come invece è il caso dell'Italia.

Resta inteso che, al termine della vita utile (ventesima ricarica o rottura prematura) il bene diviene un rifiuto e come tale andrà gestito.

Esatto, su questo informeremo adeguatamente l'end user.

2) Non so cosa si intenda per attività di rigenerazione. Attualmente chi opera nella legge si fa autorizzare alla gestione di rifiuti. Il caso da te prospettato è diverso perchè esulerebbe dalla disciplina dei rifiuti.

Non saprei dire, ma ho il sospetto che qualche cosa vada detto in CCIAA.

4) Bella domanda. Puoi provarci, ma faticherai ad ottenere un parere. Il quale, peraltro, non costituisce fonte di diritto. Ma sarebbe pur sempre una pezza d'appoggio. Di solito le aziende sentono la provincia competente per territorio ma, trattandosi di un servizio nazionale diffuso (se ho capito bene), puoi scrivere alla segreteria tecnica del Ministero.
Nel caso, facci sapere.

OK, ci provo.

Grazie ancora
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Messaggio  Admin Ven Mag 18, 2012 2:38 pm

Non ho detto che vi è un quadro normativo all'interno del quale operano in questa maniera, in realtà credo i miei pari tedeschi, austriaci, etc, possano operare così perchè si non esistono norme limitative specifiche come invece è il caso dell'Italia.
Mi spiego meglio.
La questione posta verte essenzialmente sulla definizione di rifiuto, in merito alla quale il faro di riferimento e' la definizione declinata dalla direttiva comunitaria.
Che l'Italia ha recepito alla lettera nel proprio ordinamento interno, al pari degli altri stati membri.
Tutt'al più potrebbe esservi difformita' nell'interpretazione della stessa.
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Messaggio  memjet-lomond Ven Mag 18, 2012 5:07 pm

Al momento il forum mi risponde "New members are not allowed to post external links or emails for 7 days. Please contact the forum administrator for more information."

Se mi abiliti ai link esterni ho una risposta molto interessante.
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Messaggio  VdT Ven Mag 18, 2012 7:07 pm

Mi piace questa discussione. Trovare un sistema così semplice per ridurre i rifiuti potrebbe portare una ventata di aria nuova nell'ambito della rigenerazione- D'altra parte però, nonostante le chiare argomentazioni che sono state sollevate siamo sempre nell'ambito di una tesi, che sicuramente ha le sue basi, e per contro abbiamo una normativa rifiuti, italiana, molto farraginosa, e nessuna sentenza in proposito che potrebbe essere d'aiuto in questo caso.


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Messaggio  memjet-lomond Gio Mag 24, 2012 6:51 pm

Scusate il ritardo.
Ho un paio di elementi da condividere.

1) Si da il caso che, nonostante come qui si è scritto la normativa comunitaria dovrebbe essere recepita in maniera uniforme dagli stati membri, l'Italia rappresenta una vera singolarità:

Praticamente tutti i fabbricanti OEM di stampanti hanno in atto dei programmi di riciclo/responsabilità ambientale (basta digitare su google: <nome fabbricante> + "riciclo" o "recycle") che includono anche il ritiro delle cartucce esauste.

In tutti i paesi europei (ho controllato solo alcuni paesi EU ma probabilmente anche nel resto del mondo le cose stanno così) il fabbricante permette all'utente finale di scegliere tra RITIRO CUMULATIVO (fornitura gratuita di Ecobox e quando è pieno si manda azienda "specializzata" a ritirarlo) e RITIRO SINGOLA CARTUCCIA (cliente si stampa etichetta di rientro gratuito del materiale da sito web, infila la cartuccia vuota nel suo imballaggio, ci applica l'etichetta di spedizione e affida il pacco al corriere o alle poste).

In Italia no.

In Italia esiste solo l'opzione di ritiro cumulativo.

Ho analizzato solo qualche fabbricante ma sono sicuro che anche analizzando gli altri la cosa non cambierebbe:

http://dl.dropbox.com/u/20207304/pretrash/italian%20singularity.xlsx

Sicuramente per un utente domestico che vuole avere la propria cartuccia ricaricata, come nel caso in oggetto, sarebbe molto più semplice inseirirla in apposita busta (es.: ziplock imbottita), spedirla per posta o farla ritirare dal corriere, e dopo pochi giorni riavere indietro la SUA cartuccia ricaricata. Invece con il ritiro cumulativo deve aspettare magari 6 mesi per farsi ritirare l'Ecobox da una ditta terza (non l'OEM) che poi la deve conferire e chissà quando riconsegnare all'OEM per la rigenerazione. Immaginiamo poi una boutique in centro a Milano: ma è pensabile che per una singola stampante che magari genera 20 cartucce inkjet all'anno debba dotarsi di un ecobox 45x45x70 cm?

Ci si domanda chi beneficia di tutto questo? L'ambiente? L'utente finale? A mio avviso in gran parte le società che gestiscono il business dei rifiuti.

2) Ieri mi sono incontrato con il management di una delle principali aziende europee di vendita cartucce per stampanti. Mi hanno confermato che esiste (mi pare abbia usato questa parola) un decreto attuativo in Italia che impedisce alle cartucce esaurite di viaggiare via posta o corriere, o meglio impone ai trasportatori di dotarsi di specifica autorizzazione. Siccome in Italia i camion che effettuano le consegne sono in effetti di proprietà dei padroncini (fattorini), ognuno di questi (migliaia, ognuno riconducibile a decine di ditte di trasporto diverse) dovrebbe dotarsi di specifica autorizzazione. E li sembrerebbe essere il problema. Le poste pare siano state interrogate e non ne vogliono sapere di guai.

Perchè nel resto d'europa le poste ed i corrieri trasportano tranquillamente cartucce esaurite e invece qui da noi no?
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Messaggio  VdT Gio Mag 24, 2012 7:00 pm

La modalità di cui parli secondo la quale il corriere dovrebbe iscriversi all'albo gestori ambientali è riportata nel D.M. 22 Ottobre 2008.
Il problema in Italia è che la nostra burocrazia è fin troppo farraginosa e laddove fosse stato possibile adottare procedure snelle, semplici e trasparenti, si è ricorso a modalità complicate ed a volte al limite del pensabile.

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Messaggio  memjet-lomond Gio Mag 24, 2012 8:26 pm

Link normativa DM 22/10/2008

Si dice:

"...Ravvisata l'opportunità di individuare delle procedure amministrative semplificate per il
recupero della categoria di rifiuti individuati quali cartucce di toner per stampanti laser,
cartucce di stampanti inkjet e cartucce di nastri per stampanti ad aghi;"

"...La raccolta ed il trasporto della tipologia di rifiuti individuati come cartucce di
toner
...possono essere effettuati, in deroga a quanto disposto....con modalità
amministrative semplificate, a condizione che siano destinati al recupero e conferiti
direttamente dagli utenti finali dei beni che originano i rifiuti ad impianti autorizzati alle
operazioni di recupero...."

"...Per la raccolta ed il trasporto di questi rifiuti devono essere utilizzati imballi tipo
"eco-box""

------------------
Si parte quindi dal presupposto che ci siano delle cartucce di toner etc che sono dei rifiuti in partenza a prescindere da altre condizioni soggettive.

Tuttavia ricordando la definizione di rifiuto (correggetemi se sbaglio):

Il rifiuto è costituito da qualsiasi sostanza od oggetto che possiede entrambe le seguenti condizioni giuridiche:
-----------------------------------
(cond. oggettiva) Appartenenti alla categoria riportata all'allegato A parte 4a DLgs.n. 152/06 e
(cond. soggettiva) Il soggetto detentore dei beni:
- se ne disfa
- ha deciso di disfarsene
- ha l'obbligo di disfarsene
-----------------------------------

Ebbene nel caso delle taniche di inchiostro ricaricabili in oggetto alla presente discussione esse non diventerebbero rifiuto a meno che:

1) Pur essendo la tanica ancora ricaricabile (totale ricariche effettuate <20) l'utente finale abbia deciso di disfarsene.
2) Pur non avendo l'utente deciso di disfarsene sia obbligato a farlo (totale ricariche =20)

----
Questa testi è stata sostenuta in passato tuttavia con esito incerto:

Cartucce toner, la rigenerazione è un rapporto contrattuale tra enti ed imprese al di fuori della normativa sui rifiuti

In definitiva è tutto un gran caos.

Rimane il fatto della oggettiva singolarità dell'Italia nel trattamento dei rientri delle cartucce direttamente al fabbricante.
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Messaggio  memjet-lomond Lun Mag 28, 2012 12:26 pm

Non mi fa postare i link, vediamo adesso:

Singolarità italiana: https://dl.dropbox.com/u/20207304/pretrash/italian%20singularity.xlsx
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Messaggio  cirillo Lun Mag 28, 2012 3:09 pm

Personalmente ritengo che situazioni come questa rasentino la follia e ingessino in modo pericoloso modalità di gestione che andrebbero incentivate perchè conformi al vero spirito della norma che privilegia il recupero e il riciclo e relega lo smaltimento allo status di "ultima spiaggia".
Ma, tant'è, quando si mettono troppi paletti e, soprattutto, non c'è mentalità elastica nè alcuna volontà di assumere responsabilità diventa più facile dire: "è tutto rifiuto pechè il produttore se ne disfa".
Ma anche chi acquista una cassa di bottiglie d'acqua minerale, quando le ha svuotate "se ne disfa" e se ne disfa semplicemente restituendole al magazzino dove le ha acquistate, il più delle volte tramite il servizio fatto porta a porta CON UN CAMION NON ISCRITTO IN CAT. 4^!
Orbene, le bottiglie vengono sottoposte a dei trattamenti che non sono diversi da quelli cui sarebbero sottoposte le tank di inchiostro e che sono assolutamente in linea con la "normale pratica industriale" infatti saranno lavate, tolte le etichette, sterilizzate, riempite, tappate con l'unica differenza che la bottiglia d'acqua quando ritorna in commercio finisce chissà su quale ulteriore tavola mentre LA MIA CARTUCCIA, univocalmente individuata TORNA DA ME a fare quello per cui è stata concepita e realizzata fin dall'inizio.
Sono dell'avviso che, se queste taniche fossero commercializzate extra stampante, potrebbero essere considerate imballaggi (ci vorrebbe l'impegno dei produttori/importatori) e la gestione regolamentata tramite iscrizione al CO.NA.I. e al relativo consorzio di filiera CO.RE.PLA (immagino siano di plastica)
Ritengo in sostanza che potrebbero essere considerate alla stregua di qualsiasi imballaggio in regime di cauzione (bottiglie in vetro di acqua/bibite, casse in plastica per bottiglie, bombole del gas...) e non certamente rifiuti.



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Messaggio  Admin Lun Mag 28, 2012 3:24 pm

Anch'io, come già affermato nel precedente intervento, ritengo che la procedura, per come è stata presentata, esuli dalla gestione dei rifiuti.
D'altra parte, immagino che lo grosse aziende citate nel documento linkato si siano preoccupate di richiedere autorevoli pareri legali.
E se il servizio è attivo in tutta Europa, tranne nel belpaese, qualche riserva sarà stata sicuramente espressa.
Purtroppo.
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Messaggio  memjet-lomond Lun Mag 28, 2012 4:47 pm

Ho scritto 2 sett fa alla segreteria tecnica del ministero ambiente e al conai e nessuno dei due ha risposto.
Adesso ho scritto all'EU, vediamo se almeno sono più celeri.
Qualcuno ha qualche contatto in Poste Italiane?
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