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Messaggio  Luccio17 Mer Dic 07, 2011 5:13 pm

Vediamo se qualcuno mi può aiutare
Io da poco tempo lavoro per una ditta di trasporto e smaltimento (D15 e R13) autorizzata in regime ordinario ai sensi del art. 208 del Dlgs 152/06; ora ad un Ns. cliente (Carrozzeria) un consulente ha detto che loro sono obbligati ad effettuare le analisi su tutti i rifiuti pericolosi e non pericolosi ed a ripeterle ogni 5 anni.
Che sappia io non è così ma spero che qualcuno di voi possa darmi delle indicazioni più precise in merito.

Grazie anticipato a tutti coloro che mi saranno d'aiuto

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Messaggio  homer Mer Dic 07, 2011 5:38 pm

Semplicemente falso.
Ma non trovi niente o quasi di esplicito nella norma. C'è l'obbligo in caso di conferimento diretto in discarica (e non è il caso dei rifiuti di una carrozzeria); per potere discriminare tra codici a specchio pericolosi / non pericolosi (criterio di concentrazione) serve l'analisi (sempre se il rifiuto si può campionare ed analizzare). Che poi le analisi possano servire per capire come gestire il rifiuto ed a quale costo è un altro aspetto.
Ci sono altri post sul tema ora però non posso cercarli.
saluti
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Messaggio  Supremoanziano Mer Dic 07, 2011 5:58 pm

Dai una letta al DM 5 Feb 1998 in generale e all'art.8 in particolare
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Messaggio  Aurora Brancia Gio Dic 08, 2011 2:39 am

combatto ormai dal 2002-2003 a seguire su queste ca##ate sublimi che ogni tanto qualche laboratorista alla fame spande in giro, e che soprattutto in campania trovano ampia sponda nei ricevitori finali per il tramite dei trasportatori che qua da noi sono i veri padroni dei Codici CER, per quanto abusivi fino al midollo in questa loro pratica. Chiunque legga con un cervello anche da criceto la Dir Min Amb del 9 aprile 2002 (che persino alcuni magistrati insistono nel chiamare "decreto", ma non lo è) si rende conto che i codici asteriscati (ma come mi hanno ridottta ad esprimermi...) non necessitano di alcuna analisi, così come non ne necessitano sul "tal quale" i non asteriscati privi di voce a specchio. E mi pare che, detto che una che un lab di analisi di queste cose aveva, sia da ritenersi attendibile. Le analisi servono per i rifiuti derivanti da processi produttivi simili ma che possono impiegare sostanze o tecnologie differenti, ossia appunto per i soli codici a specchio, e devono essere eseguite ogni 24 mesi o alla variazione di ciclo produttivo dai soli produttori che intendono avviare il rifiuto in parola a recupero in procedura semplificata. Sulla MPS invece l'analisi deve essere a cura del recuperatore che la produce, per verificare che la stessa MPS sia conforme a quanto previsto dall'art. 3 c. 1 di DM 5 febbraio 1998, ossia che non presentino caratteristiche di pericolosità superiori a quelli dei prodotti ttenuti con materie prime vergini, e va fatta annualmente o quando cambiano le caratteristiche del processo di recupero.
Siamo invece ormai arrivati, non so da voi ma qui di certo, a subordinare l'accettazione in recupero addirittura alla conformità del test di cessione dell'eluato, perchè il 186/06 che pure è stato pubblicato prima del 152 ma è stato pensato dopo come si vede dal numero (pensato, è una parola grossissima, per questo caso) si esprime apparentemente come se il test di cessione dovesse essere una routine, cosa che è invece esattamente l'opposto di ciò che la legge prevede: a dirsi, tesi sostenuta fino ad un mese fa persino all'arpac e che spesso così come la scrivo è addirittura inclusa tra le condizioni autorizzative per cui gioco forza richiesta dai quei forse 3 centri di recupero che sono rimasti. Invece, oltre i casi prima richiamati, il test di cessione di 186/06 è DOVUTO solo per i rifuti destinati a recuperi ambientali/rilevati e sottofondi stradali -R10 -in modalità "tal quale", ovvero senza trattamento alcuno, o al più dimensionale. Ora, come ho avuto di dire addirittura anche sotto giuramento in un tribunale, lo spirito del legislatore sia comunitario che nostrano era invece tutto l'opposto: le cose scartate/rifiutate innanzi tutto si recuperano, e ciò che residua dalle attività di recupero se non è a propria volta recuperabile in qualche modo allora si può pensare di appicciarlo o zoffonnarlo sotto terra (traduco: avviarlo a termovalorizzazione se ha il giusto PCi ovvero a discarica se proprio non se ne può fare nient'altro) Il fatto è che dal 2005 al 2010 hanno talmente distorto le modalità di conferimento in discarica, storpiando orrendamente le direttive europee per cui siamo sotto infrazione (anche se si continua a dire che il problema sono i rifiuti napoletani [b]urbani[/b]) che i parametri del 36/03 sono andati a farsi amenamente fottere con la creazione/invenzione delle discariche per non pericolosi "dedicate" con parametri in deroga a tutto o quasi. Della dir 98/2008 sulla gestione dei rifiuti non voggio nemmeno parlare: il 205/10 nostro ne ha recepito forse un quarto, e difatti siamo sotto procedura.
Spero di essere riuscita a far capire almeno a presidente e giudici a latere che il criterio del test di cessione sul rifiuto tal quale non è quello di "mandiamo in discarica per rifiuti pericolosi anche il rifiuto non pericoloso che non rispetta i parametri di eluato" ma appunto quello di dire "ok, sta roba in una discarica anche per pericolosi non ci può andare, vediamo che ci possiamo fare; se no vuol dire che ce la mangiamo e tentiamo di biodegradarla così."
Tornando al quesito posto da luccio, un D15 + R13 autorizzato in procedura ordinaria può, se lo ritiene opportuno, farsi mandare la prima analisi ma poi deve monitorare, anche a spot ed ove non percepibile ad esame organolettico, con un proprio laboratorio - preferibilmente interno- i vari parametri che sono indicati dal produttore. E quindi decidere a quale dei processi di recupero avviare il conferito, se è entrato in R 13, o di smaltimento se è entrato con D15. Su qusto faccio però un inciso ampio.
Io trovo che l'interpretazione di molti PM, per cui una cosa entrata in D 15 deve per forza finire in un altro "D" sia sin troppo limitativa. Infatti, da un trattamento D9 di una sostanza pericolosa si può ottenere un qualcosa che non è affatto pericoloso e può andare a recupero. Portavo come esempio dei rifiuti liquidi pericolosi, ad es. per un alto tenore di acidi, che essendo liquidi di certo in discarica non ci possono andare. Bene, si vede/controla analiticamente di che acidi si tratta ed in che concentrazione sono, e si fa in modo di trattarli chimico-fisicamente (quindi appunto D9) in maniera di avere dei sali di quell'acido che preferibilmente non siano parimenti pericolosi. Alla fine di questa reazione, noi avremo dei sali e l'acqua di soluzione: possiamo anche far evaporare l'acqua (sempre D9 è) e poi calcinare i sali residui (ancora di D9 parliamo) e magari avere del gesso (=solfato di calcio) da un bel caricozzo di acido solforico 0,5 N che così com'era corrodeva di tutto. Dopo di che, il gesso posso mandarlo in discarica (che mi pare illogico e spesso non ci stiamo con i solfati dell'eluato) oppure a sua volta avviarlo a recupero in un R5 che lo tratti come può servire: ciò che mi pare decisamente assai più logico oltre che "ambientalmente compatibile". Parimenti, le ceneri di un inceneritore, se il carico è stato correttamente predisposto e non ci si è limitati a buttare dentro tutto quello che si aveva per il piazzale/deposito, possono essere a loro volta riciclate ancora in R5, come dovrebbe avvenire per le ceneri di un termovalorizzatore in cui siano stati infilati appunto i rifiuti così come previsti nel capitolato del CDR (e non l'indifferenziato pure con umido dentro...).
Essere "gestore di rifiuti" come destinatario finale è una cosa che richiede necessariamente una preparazione tecnologico-scientifica non improvvisabile, e anche chi deve esaminare le domande deve esserne provvisto possibilmente anche ad un livello di competenza superiore. Per alcuni provedimenti, basterebbe che si conoscessero bene le BAT, che pure sono state pubblicate. Per altri, magari studiare qualche librettino in più può tornare comodo.
Qualche sera che si è fatto meno tardi magari discutiamo degli imballaggi di vernice vuoti, ok? perchè nessun carrozziere, con quello che costano le vernici, butta mezzo chilo di prodotto o più avanzato da "1 portiera 1" di mercedes o BMW, ed anzi non è insolito che quasi strizzino i contenitori pur di sfruttare sino all'ultimo goccio, a meno che il prodotto non si sia irrimediabilmente rovinato. I contenitori sono "contaminati", ma non per questo pericolosi per forza, ed in ogni caso SI LAVANO, poi il liquido di lavaggio si tratta appropriatamente e le latte si mandano in fonderia a recupero. Perchè è vero che alle temperature delle fonderie si brucia di tutto, ma è anche vero che abbattere le sostanze pericolose dei fumi di un altoforno so' ca##i acidi, come l'italsider di taranto ma non solo testimoniano. Cum grano salis.
Spero perdonerete che il mio partecipare al forum non si limiti a dare mere informazioni normative (siete certo più esperti di me nella gestione documentale), ma spazi sempre in approfondimenti tecnici di cui ho impressione ci sia un diffuso bisogno.
Naturalmente, se non vi sembra il caso segnalatemelo, e mi adeguerò per il prossimo futuro.
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Messaggio  Admin Gio Dic 08, 2011 10:56 am

Al contrario!
I tuoi contributi sono preziosissimi e nello spirito del Forum, che e' la condivisione di conoscenza.
Grazie Aurora.
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Messaggio  Aurora Brancia Gio Dic 08, 2011 2:20 pm

Admin ha scritto:Al contrario!
I tuoi contributi sono preziosissimi e nello spirito del Forum, che e' la condivisione di conoscenza.
Grazie Aurora.
Ti ringrazio: questi ultimi anni di lavoro che mi restano (dall'altro ieri un po' più di prima, ma fa niente...) li vorrei dedicare proprio a cercare di rendere quanta più gente mi riesce partecipe della possibilità di una corretta gestione ambientale che le attuali conoscenze tecnologiche consentono su praticamente tutto tranne la radioattività. E non perchè 'ste cose le abbia scoperte o inventate o commercializzate io, che mi sono a mia volta limitata a studiarle, ma perchè sono ormai decine di anni che c'è tanta ma tanta gente che ci studia sopra davvero e si è giunti a livelli di conoscenza decisamente ragguardevoli: persino i famigerati POP's (PCB, dieldrin, DDT etc.) sono davvero eliminabili a livello molecolare, se "tal quali": basta arrivare ad incenerimento con plasma, e se ne vanno tutti a CO2 e H2O, mettiamoci qualche gas nitroso per i composti azotati ma si sperdono nei gas nitrosi della combustione in sé. L'importante è farlo in modo che i residui/reflui/effluenti di processo riescano a non essere più dannosi di ciò che volevamo eliminare. Ed anche il famigeratissimo eternit può essere tranquillamento trasformato in vetro, utilizzabile industrialmente e senza più nemmeno una fibra pericolosa dentro, addirittura il nostro CNR ha progettato e brevettato un sistema di "inertizzazione" a rischio ambintale nettamente inferiore di quelli progettati ed adottati in Francia (che lavorano a temperatura e in pressione): noi invece continuiamo a seppellirlo, occupando spazi stupidi. Vero che a differenza di tantissimi rifiuti della stessa categoria di pericolosità almeno con l'amianto siamo sicuri che in falda non ci andrà mai e che non si "spanderà" mai tutto intorno nei terreni anche se la barriera geologica della discarica dovesse saltare, perchè è un minerale non biodisponibile, ma se possiamo fargli perdere quel'unica caratteristica che lo rende pericoloso e ricavarne vetro silicatico industriale -ma anche fibre isolanti alternative come la lana di vetro- e senza distruggere gli alvei dei fiumi e dei torrenti (magari scansandoci qualche alluvione...) non sarebbe meglio?
Sono innervosita (...) dal fatto che mi si portino i microtermovalorizzatori di vienna a giustificazione di quello sturcio enorme di acerra: lì parliamo di miniimpianti dove perviene materiale selezionato dallo scarto indirizzato a recupero di tutto ciò che è recuperabile con vantaggio economico, a kilometri praticamente 0 e quindi con notevole risparmio di carburanti e di emissioni complessive e ritorno sempre economico in termini di energia termica e quindi elettrica prodotta, qua si parla di un bestio dalle capacità gigantesche dove finisce RSU (...) indifferenziato sovente inadatto alla tipologia progettuale adottata, dopo decine e decine di kilometri e quindi kg e kg di emissioni da trasporto veicolare pesante e con resa energetica percentuale inferiore ai minimi previsti dalla normativa non solo comuniaria ma anche nazionale.
Per spiegare l'illogicità tecnica di una tale scelta porto sempre a paragone il normale, banale (ma nocivo) fumo di sigaretta: se in una macchina c'è una sola persona che fuma a finestrini chiusi, prima che l'aria puzzi e inizino a bruciare gli occhi occorre che si fumi almeno una mezza dozzina di sigarette, diciamo quindi circa 3 ore di viaggio se è un forte fumatore. Se nella stessa macchina ci mettiamo 4 forti fumatori, dopo 35 minuti si comincia a lacrimare tutti...

Ecco, vedete? l'ho rifatto, mi sono lasciata prendere dall'argomento !

P.S: stanotte non vi ho specificato che il test di cessione da DM 5 febbraio 1998 corretto dal 186 e i test dell'eluato (o colaticcio) per la conferibilità in discarica sono analisi diverse, da farsi con metodiche diverse e con significato diverso. Infatti hanno limiti diversi...
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Messaggio  Mar23 Lun Dic 12, 2011 10:04 am

Admin ha scritto:Al contrario!
I tuoi contributi sono preziosissimi e nello spirito del Forum, che e' la condivisione di conoscenza.
Grazie Aurora.

Quoto convintamente Admin, ringraziando Aurora e tutti coloro che condividono il loro sapere in merito all'intricatissimo scenario legato alla normativa sui rifiuti.
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Messaggio  simone1980 Mer Dic 14, 2011 6:10 pm

Qusto è quanto comunica ai propri clienti una ditta di trasporto e smaltimento rifiuti:

"Dopo attenta valutazione di tutte le prescrizioni previste nella regolamentazione del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti (S.I.S.T.R.I.) ... si informano i produttori che è obbligo effettuare con scadenza semestrale le analisi su tutti i rifiuti pericolosi prodotti e detenuti."

La lettera poi prosegue dicendo che la ditta in questione è a disposizione per il disbrigo di tale incombenza e che sarà lieta di informare i clienti sui costi e sui modi di esecuzione.

Ho chiamato il responsabile di questa missiva chiedendo i riferimenti normativi.
La risposta è che al momento non disponeva di tali riferimenti ma mi ha assicurato che domani mi farà avere il tutto.
Resto in attesa e non appena avrò quanto richiesto sarò lieto di comunicarlo a tutti voi ma per il momento vi chiedo:

voi che ne pensate??

Grazie
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Messaggio  Admin Mer Dic 14, 2011 6:44 pm

Io dico solo che il Sistri non c'entra un piffero con la caratterizzazione e le analisi dei rifiuti e che, con l'introduzione del DM 52/2010, non è cambiato assolutamente nulla rispetto al passato.
Il Sistri non deve diventare uno strumento di terrorismo psicologico e di coercizione di commesse.
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Messaggio  isamonfroni Mer Dic 14, 2011 6:55 pm

Personalmente io penso esattamente quel che ha scritto aurora qualche post più su.
Che ora sia di moda agitare il SISTRI come una straordinaria novità in materia di gestione dei rifiuti, è un dato di fatto.........
A guardarsi intorno e ad ascoltare certi luminosi interventi sembra che fino a ieri abbiamo tutti buttato i rifiuti nei campi o nei fiumi e sembra che solo da quando entrerà in vigore sta scemenza cominceremo a gestirli.
Le norme per gestire i rifiuti esistono dal 1982........ma tant'è.
Divagazioni a parte, resta fermo il fatto che il sistri non ha fatto neanche un fiato sul certificato analitico, o meglio si è limitato a dire di upparlo sul sistema in PDF nei casi in cui serve.
I casi in cui serve sono già stati evidenziati innumerevoli volte:
- quando si tratta di distinguere un CER a specchio che può essere pericoloso/non pericoloso
- quando si deve mandare il rifiuto in discarica (e quindi test di cessione ex Dm 27/09/2010)
- nei casi previsti per il recupero
- quando la presenza del certificato analitico è una specifica prescrizione dell'impianto di destino

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Messaggio  simone1980 Gio Dic 15, 2011 3:46 pm

Per la cronaca, ancora nessuna comunicazione... deve averli nascosti bene sti riferimenti normativi...mah climb
aspetto fiducioso... aloneinthedark
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Messaggio  Aurora Brancia Gio Dic 15, 2011 5:13 pm

porc... xxxxx !mi è mancato... a leggerlo ieri, ci scommettevo 100 eurilli che non li avresti avuti stamattina. Wink
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Messaggio  FrancescaP Gio Feb 02, 2012 1:44 pm

Concordate sul fatto che, oltre ai casi citati da Isa, le analisi servano a stabilire la giusta H nei casi in cui il produttore non ne abbia idea?
E, in tal senso, supponiamo un rifiuto che può essere solo pericoloso (dunque senza codice a specchio); se dalle analisi non saltano fuori concentrazioni tali da giustificare una qualche H, che si fa? Question
Altro quesito: mi è stato chiesto un riferimento normativo che stabilisse che i limiti di concentrazione sono sul tal quale e non sul secco. Ho risposto che l'Allegato D parla di % e non % s.s.
Anche la 9903-1 dà alcuni limiti sul TQ e li esprime in % ed altri sul secco e li esprime in % s.s. o mg/kg s.s.
Conoscete qualche legge o qualche norma generale che dice in modo non equivoco che i limiti si esrpimono sul TQ?
Sempre grazie.Francesca
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Messaggio  CROCIDOLITE Gio Feb 02, 2012 2:05 pm

FrancescaP ha scritto:Concordate sul fatto che, oltre ai casi citati da Isa, le analisi servano a stabilire la giusta H nei casi in cui il produttore non ne abbia idea?
E, in tal senso, supponiamo un rifiuto che può essere solo pericoloso (dunque senza codice a specchio); se dalle analisi non saltano fuori concentrazioni tali da giustificare una qualche H, che si fa? Question

Altro quesito: mi è stato chiesto un riferimento normativo che stabilisse che i limiti di concentrazione sono sul tal quale e non sul secco. Ho risposto che l'Allegato D parla di % e non % s.s.

Anche la 9903-1 dà alcuni limiti sul TQ e li esprime in % ed altri sul secco e li esprime in % s.s. o mg/kg s.s.
Conoscete qualche legge o qualche norma generale che dice in modo non equivoco che i limiti si esrpimono sul TQ?
Sempre grazie.Francesca

un'analisi serve a caratterizzare un rifiuto (classificazione, classi di pericolo, applicabilità dell'ADR, possibilità di effettuare trattamenti ch/f, valutazione della cat. di discarica ove conferire un rifiuto). Se dalle analisi non saltano fuori concentrazioni tali da giustificare una qualche H, non si attribuisce nessuna H (caso più unico che raro)

sul TQ o sul secco, mg/kg o %, mg/kg o mg/l, dipendono da specifiche metodiche e dall'applicazione delle stesse.
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Messaggio  homer Gio Feb 02, 2012 3:34 pm

Sono molti i rifiuti pericolosi da catalogo che, se sottoposti ad analisi (non per la classificazione ma per altri scopi) risultano non pericolosi proprio perchè privi di rischi e quindi di H.
La norma NON consente declassificazioni o mancata indicazione di H nei registri o nei fir, quindi un H ci vuole anche se non ha senso. A mio modesto avviso chi fa l'analisi ed emette il giudizio deve spiegare questa situazione e suggerire l'H "meno" farlocca possibile. Ad esempio mi capita spesso per sviluppi offset 090102 riscontrati privi di rischi, di consigliare H4 solo per consentire la completa compilazione documentale, ma ciò non significa che il rifiuto sia R36/37/38 o R41.
Le analisi si fanno sul T.Q. (o almeno il certificato deve riportare i dati riferiti al T.Q. anche se in precedenza eseguiti s.s.) perchè è il T.Q. che costituisce il rifiuto da caratterizzare e da gestire.
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Messaggio  CROCIDOLITE Gio Feb 02, 2012 3:51 pm

homer ha scritto:Sono molti i rifiuti pericolosi da catalogo che, se sottoposti ad analisi (non per la classificazione ma per altri scopi) risultano non pericolosi proprio perchè privi di rischi e quindi di H.
La norma NON consente declassificazioni o mancata indicazione di H nei registri o nei fir, quindi un H ci vuole anche se non ha senso. A mio modesto avviso chi fa l'analisi ed emette il giudizio deve spiegare questa situazione e suggerire l'H "meno" farlocca possibile. Ad esempio mi capita spesso per sviluppi offset 090102 riscontrati privi di rischi, di consigliare H4 solo per consentire la completa compilazione documentale, ma ciò non significa che il rifiuto sia R36/37/38 o R41.
Le analisi si fanno sul T.Q. (o almeno il certificato deve riportare i dati riferiti al T.Q. anche se in precedenza eseguiti s.s.) perchè è il T.Q. che costituisce il rifiuto da caratterizzare e da gestire.

ti scordi il "flamigerato" H14. anche un eccesso di acqua distillata diventa H14. Lo sviluppo e fissaggio è un caso emblemnatico: mettilo con lepidium sativium o con vibrio fischeri o con Daphnia magna ecc. e vedi i risultati
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Messaggio  homer Gio Feb 02, 2012 3:59 pm

Hai ragione, ma non sono d'accordo. se dalle schede di sicurezza risultano assenti sostanze ecotossiche e se nel processo non ne entrano altre, me ne sbatto della ecotossicità e lo scrivo: per fortuna i test in vivo NON sono ancora norma.
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Messaggio  Aurora Brancia Gio Feb 02, 2012 4:22 pm

quoterei tutta la risposta di homer, con la sola limitazione all'esito di analisi sui liquidi di sviluppo offset: se parliamo di quelli in base solvente è impossibile, perchè sono miscele i idrocarburi vari uno peggio dell'altro. Se invece, dato il codice, parliamo di quelli in base acquosa di solito contengono metasilicato di sodio in soluzione, che non è corrosivissimo in soluzione ma estremamente irritante ad esempio per gli occhi e le mucose. Ora, il sodio lo si dosa quasi esclusivamente in cromatografia ionica, che tutti i lab che fanno analisi di rifiuti immagino abbiano, ma si deve sapere cosa cercare per trovare ciò che dà certe carateristiche: e se hanno cercato solo solventi in GC, sia pure GC/MS, non lo troveranno mai. In ogni caso, ciò che rende quel tipo di liquidi di sviluppo pericolosi è il pH, perchè in genere quando vai fuori da un pH compreso tra 5.5 e 8.5 ci sono dei notevoli problemi per i sistemi biologici con cui possono venire in contatto, quindi quell'H4 è tutto sommato proprio il codice giusto. Ma il pH, nel caso dei rifiuti liquidi, lo misurano/certificano? Pensate che addirittura le soluzioni in emulsione di idrocarburi vari possono arrivare a pH oltre l'8.0, e quindi risultare corrosive per eccesso di basicità. Infatti, sono degli ottimi soventi dei grassi, come la soda, che pure è basica per definizione (qui è la massaia alle prese con le macchie di sugo sulla tovaglia a parlare Smile ...).
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Messaggio  FrancescaP Gio Feb 02, 2012 4:54 pm

homer ha scritto:Hai ragione, ma non sono d'accordo. se dalle schede di sicurezza risultano assenti sostanze ecotossiche e se nel processo non ne entrano altre, me ne sbatto della ecotossicità e lo scrivo: per fortuna i test in vivo NON sono ancora norma.
Nel Regolamento (CE) 440/2008 vengono riportati i metodi di prova e personalmente li uso al contrario, tipo: dall'analisi di classificazione (parlo delle scorie di un termovalorizzatore) il rifiuto risulta H14 per alcuni metalli allora faccio i test in vivo e verifico la reale ecotossicità del rifiuto ...

PS @Aurora: tutti i laboratori di cui mi sono avvalsa misurano il pH anche nel caso di rifiuti liquidi, visto che, per pH estremi (<2 o >11,5) scatta l'H8 (eventualmente declassificabile dopo analisi di riserva alcalina e test su pelle sintetica)
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Messaggio  benassaisergio Gio Feb 02, 2012 5:10 pm

Scusate la mia ignoranza, ma qualcuna/o ha mai valutato quanti rifiuti (probabilmente pericolosi) si producono per fare un'analisi sui rifiuti ?
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Messaggio  CROCIDOLITE Gio Feb 02, 2012 5:12 pm

@ FrancescaP

ed inoltre:

Aurora, i laboratori che utilizzo per le verifiche in discarica, tutti RIGOROSAMENTE" CERTIFICATI Accredia, quando gli richiedo un certificato di classificazione su un rifiuto mi ricercano TUTTI i parametri reputati necessari sulla base delle informazioni acquisite dal produttore e sottoscritte in Scheda descrittiva. Inoltre, nel remotissimo caso il laboratorio ometta la ricerca diu qualche parametro, il sottoscritto lo fa presente e richiede l'integrazione.

Certyo che se affido un sacchetto o una bottiglia al laboratorio (serio ed attrezzato) senza indicargli di che si tratta, lo stesso ha qualche difficoltà a deciderte quali parametri ricercare (oppure li ricerca TUTTI ed io fo un mutuo per pagarlo) ... ma non è colpa sua.

Non ci scordiamo che la 152 prevede il penale per quel laboratorio che certifica il falso!!!
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Messaggio  FrancescaP Gio Feb 02, 2012 5:19 pm

non so se qualcuno lo ha fatto ma temo che il legislatore lo consideri (posto che lo abbia considerato) il male minore !!!
tra i più comuni e (in termini di quantità) importanti "nuovi rifiuti" prodotti:
- 16 05 06*
- 16 05 07*
- 16 05 08*
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Messaggio  isamonfroni Gio Feb 02, 2012 5:29 pm

benassaisergio ha scritto:Scusate la mia ignoranza, ma qualcuna/o ha mai valutato quanti rifiuti (probabilmente pericolosi) si producono per fare un'analisi sui rifiuti ?
Credo proprio che qualcuno lo abbia valutato....... tutti i laboratori producono rifiuti (alcuni dei quali certamente pericolosi) in quantità variabili in base al numero delle abalisi fatte, anche se visti i quantitativi in gioco, soprattutto per l'analisi strumentale, non si parla di migliaia di tonnellate ma di qualche decina di litri/anno.
Credo anche che tutti i laboratori (per lo meno tutti quelli con i quali mi è capitato di avere a che fare) provvedano a smaltire periodicamente i loro rifiuti.
Spero non pensi che tutti i laboratori li buttano allegramente nelle fogne?

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Messaggio  homer Gio Feb 02, 2012 5:46 pm

@aurora
parlavo degli ultimi due casi che mi sono capitati; ovviamente non erano a base solvente ed il pH era 6,5.
@francesca
assolutamente rigoroso il tuo approccio, ma quanto costa?
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Messaggio  Aurora Brancia Gio Feb 02, 2012 5:55 pm

Infatti, ma per quanto riguarda me e la mia ormai ex attività di laboratorio piuttosto tardi. Avendo io anche un settore di chimica clinica, quindi indagini ematocliniche oltre che tossicologiche anche se solo di igiene del lavoro quindi non convenzionata con il SSN, mi potevo avvalere senza rogne dei 18 01 06* e 18 01 07 ma so di moltissimi colleghi che facendo solo analisi "non umane" si trovavano gioco forza costretti a fare uscire gli organici divisi dagli inorganici con i codici di famiglia 07 e 06, il che ha costretto molti (tra cui diverse univ...) a tenere in lab non meno di 4-5 taniche, con le frequenti conseguenze del caso. Eppure, i codici di famiglia 18 che ho riportato prima erano stati trascodificati ancora nel 2002... Mi piacerebbe conoscere i dati mud per questi codici "nuovi" relativi al 2011, non sulle quantità che come ben ricorda Isa è poca roba, ma sul numero di laboratori che li hanno adottati. Per esempio, e mi rifaccio a crocidolite, per un lab certificato accredia cambiare la classificazione dei propri rifiuti è darsi una mazzata notevole, anche se mai come in questo caso siamo nella ricaduta non patologica della sindrome PDCA: hanno fatto il check= cambiata norma e di conseguenza innestato l'Act =questi codici nuovi sono meglio, quindi sono passati a Plan=cambiamo il modello e infine al Do=cambiato il codice dei rifiuti su FIR e registro. Sempre che il trasportatore abituale si sia fatto implementare i codici, e alla stessa bisogna abbia provveduto il conferitore finale.
Prescindendo dalla certificazione accredia, comunque, i professionisti seri non accetterebbero mai un'analisi su un rifiuto senza sapere che roba è e da dove viene fuori. Infatti, molti hanno dei moduli già predisposti con di tutto e di più, dove però all'80% delle voci indicano "n.d." per non determinato e l'aspetto è che nel rifiuto non ci sia niente...
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